Nel cuore della più grande guerra commerciale della storia moderna, la Cina ha adottato una posizione sorprendente: non arretrare di un millimetro. Mentre i dazi statunitensi hanno raggiunto il livello senza precedenti del 125% (145% se si considerano anche le tariffe legate al fentanyl), Pechino ha risposto con eguale fermezza, imponendo dazi del 125% sui prodotti americani. Una mossa che, a prima vista, sembra autolesionista per un’economia che ha nell’export uno dei suoi pilastri fondamentali. Eppure, nelle stanze del potere di Zhongnanhai, questa strategia viene vista non come un suicidio economico, ma come un’opportunità strategica.

Per gli investitori che operano nei mercati globali, comprendere la logica dietro questa apparente intransigenza cinese è essenziale per navigare le turbolenze attuali e posizionarsi correttamente per il futuro. Perché Xi Jinping sembra disposto a sopportare un danno economico considerevole? E cosa significa questo per i vostri investimenti?

La posizione di Xi Jinping nella crisi attuale può essere compresa solo considerando il contesto politico interno cinese. Avendo abolito i limiti di mandato presidenziale e centralizzato un potere senza precedenti dalla Rivoluzione Culturale, Xi ha costruito la sua legittimità attorno a una narrativa di forza nazionale e resistenza alle pressioni esterne. Come ha notato l’esperto Gordon Chang, Xi ha “configurato il sistema politico cinese in modo tale che solo le risposte più ostili siano considerate accettabili”.

Durante il recente raduno delle “Due Sessioni” a marzo 2025, è emerso chiaramente che “il culto della personalità del presidente Xi ha raggiunto un nuovo apice”, con delegati che lo elogiavano “come se fosse un santo onnisciente”. In questo clima politico, qualsiasi concessione agli Stati Uniti verrebbe percepita come una debolezza imperdonabile, minando la stessa base del potere di Xi.

Nella logica del Partito Comunista Cinese, capitolare alle pressioni americane significherebbe ammettere il fallimento della visione di Xi di un “Sogno Cinese” di rinascita nazionale. L’organo ufficiale del partito, il Quotidiano del Popolo, ha paragonato Washington a “una banda di pirati”, mentre i diplomatici cinesi si stanno unendo in quella che viene definita “un’armata diplomatica di ferro” caratterizzata dalla lealtà al Partito.

La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha condiviso sui social media un video di un discorso di Mao Zedong durante la Guerra di Corea in cui dichiarava: “Non importa quanto durerà questo conflitto, non capitoleremo mai”. Il messaggio è chiaro: questa è una battaglia esistenziale, non una semplice disputa commerciale.

Paradossalmente, ciò che appare come una catastrofe economica potrebbe rivelarsi un’opportunità strategica per le ambizioni a lungo termine di Xi. Il presidente cinese ha sempre predicato la necessità di un’economia più autosufficiente, meno dipendente dalle esportazioni verso l’Occidente. I dazi di Trump accelerano questa trasformazione, fornendo al contempo una scusa perfetta per eventuali difficoltà economiche.

“Questo crollo commerciale è esattamente ciò per cui Pechino si è preparata”, ha osservato Jude Blanchette, direttore del RAND China Research Center. Negli anni successivi alla prima guerra commerciale durante il primo mandato di Trump, i funzionari cinesi hanno lanciato uno sforzo globale per diversificare i mercati di esportazione e ridurre la vulnerabilità ai dazi americani. I risultati sono tangibili: le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite dal 20% del totale cinese nel 2018 a meno del 15% oggi.

La Cina ha anche sviluppato strumenti per mitigare l’impatto interno dei dazi. Pechino può dispiegare supporto monetario e fiscale per ammorbidire il colpo economico su industrie e lavoratori colpiti. Il premier Li Qiang ha sottolineato che il governo è “pienamente capace di proteggersi contro influenze esterne avverse”, mentre diverse società di investimento pubbliche, tra cui Chengtong e Huijin, si sono impegnate a potenziare gli investimenti azionari e stabilizzare i mercati finanziari.

Questi interventi sembrano funzionare nel breve termine. Nonostante le crescenti tensioni commerciali, i mercati azionari cinesi hanno sovraperformato altri in Asia. L’indice composito SSE di Shanghai ha guadagnato l’1,1%, mentre il Nikkei giapponese è sceso del 3,9%.

Un aspetto fondamentale della posizione cinese è la sua asimmetria temporale rispetto a quella americana. A differenza di Trump, che deve affrontare vincoli elettorali e considerare come le politiche economiche influenzano la sua base politica, Xi ha garantito la sua posizione di leader della Cina a tempo indeterminato in seguito a modifiche costituzionali che hanno rimosso i limiti di mandato.

Questa sicurezza politica consente a Xi di adottare una prospettiva a più lungo termine, potenzialmente assorbendo il dolore economico a breve termine per raggiungere obiettivi strategici. La leadership cinese può prendere decisioni con un orizzonte temporale che si estende oltre i cicli elettorali, consentendole di attendere amministrazioni avversarie se necessario.

Come ha osservato Neil Thomas dell’Asia Society Policy Institute, “Al momento, Xi sembra calcolare che la Cina possa resistere al danno e che, alla fine, saranno gli Stati Uniti a cedere per primi”. Questa pazienza rappresenta un’asimmetria significativa nella confrontazione commerciale.

Il governo cinese sta lavorando attivamente per trasformare le politiche tariffarie di Trump in un’opportunità diplomatica, posizionandosi come difensore del sistema commerciale multilaterale. Inquadrando le azioni statunitensi come attacchi al commercio globale piuttosto che come questioni bilaterali, Pechino cerca di isolare Washington diplomaticamente.

Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha caratterizzato i dazi di Trump come azioni che “danneggiano gravemente il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole e impattano seriamente sulla stabilità dell’ordine economico globale”. Questo posizionamento consente alla Cina di presentarsi come un attore responsabile nel commercio globale, mentre dipinge gli Stati Uniti come una forza dirompente che agisce unilateralmente contro le norme internazionali.

Questa strategia sembra già dare frutti. In seguito all’annuncio dei dazi di Trump, “Giappone, Cina e Corea – che commerciano massicciamente tra loro ma hanno avuto molti conflitti commerciali negli ultimi anni – hanno tenuto un incontro per considerare una cooperazione più stretta”. Tutti e tre i paesi sono già collegati attraverso il Regional Closer Economic Partnership (RCEP), che fornisce un quadro per un coordinamento rafforzato.

Nonostante questi vantaggi strategici, la Cina affrontava significative vulnerabilità economiche già prima dell’attuale escalation tariffaria. L’economia cinese stava già lottando con diverse sfide strutturali, tra cui deflazione, un mercato immobiliare in difficoltà e un alto livello di debito. Queste pressioni esistenti rendono l’economia meno resiliente agli shock esterni come i dazi.

Gli analisti finanziari hanno sollevato serie preoccupazioni circa l’impatto potenziale delle politiche di Trump, con Goldman Sachs che prevede che i dazi più recenti potrebbero ridurre il PIL cinese fino al 2,4%. UBS ha espresso un pessimismo ancora maggiore, suggerendo che la crescita potrebbe scendere a solo il 4% nel 2025, ben al di sotto dell’obiettivo ufficiale del governo del 5%.

Il settore manifatturiero, una componente cruciale dell’economia cinese, sta già mostrando segni di stress dal conflitto tariffario. Rapporti indicano che fabbriche nei dintorni di Guangzhou che forniscono abbigliamento ai consumatori americani hanno già chiuso in attesa di maggiore chiarezza riguardo ai dazi. Se queste chiusure si estendessero ad altri hub manifatturieri, potrebbero esacerbare le sfide di disoccupazione esistenti in Cina, particolarmente tra i lavoratori giovani.

Per gli investitori nei mercati globali, questo prolungato confronto sino-americano richiede una ricalibrazione sostanziale delle strategie. Ecco alcune delle implicazioni chiave:

 

1. Volatilità prolungata nei mercati globali

La guerra commerciale ha già causato alcune delle “più erratiche dinamiche di trading dall’inizio della pandemia di COVID-19”. Oltre all’immediato declino negli indici azionari, gli analisti prevedono potenziali ulteriori cali di mercato a causa dell’imprevedibilità che circonda le politiche tariffarie statunitensi.

L’S&P 500 è sceso di circa il 15% dal suo massimo di febbraio, con mercati asiatici che hanno sperimentato flessioni simili. Goldman Sachs ha alzato la probabilità di recessione al 45% come risultato diretto di queste tensioni commerciali.

 

2. Ristrutturazione delle catene di approvvigionamento globali

Le tariffe reciproche stanno accelerando un riallineamento delle catene di approvvigionamento globali che era già in corso. Le aziende multinazionali stanno rivalutando i loro investimenti sia in Cina che negli Stati Uniti, cercando luoghi alternativi di produzione o riorientando le loro strategie verso i mercati domestici.

Questo offre opportunità per nazioni come India, Vietnam e Messico, che possono potenzialmente beneficiare da un “China+1” o “US+1” approccio alla diversificazione della produzione. Tuttavia, queste nazioni dovranno navigare attentamente le crescenti pressioni per allinearsi con uno dei due blocchi economici emergenti.

 

3. Settori con esposizione mirata

La guerra commerciale impatta in modo disomogeneo diversi settori. L’elettronica di consumo, l’abbigliamento e l’automotive sono particolarmente vulnerabili data la loro dipendenza dalle catene di approvvigionamento transpacifiche. D’altra parte, i settori con forte domanda domestica e minore esposizione internazionale—come utilities, healthcare, e beni di consumo essenziali potrebbero offrire rifugio relativo.

In Cina, le aziende focalizzate sul mercato interno e allineate con le priorità strategiche nazionali (come semiconduttori domestici, intelligenza artificiale, e rinnovabili) probabilmente riceveranno maggiore supporto statale, possibilmente sovraperformando nonostante il contesto economico più ampio.

 

4. Asset rifugio e valute

L’oro ha funzionato come un rifugio sicuro tradizionale durante questo tumulto di mercato, raggiungendo $3,131.25 per oncia. Ha registrato un incremento del 18% dall’inizio dell’anno, consolidando il suo status come asset rifugio preferito in mezzo all’incertezza.

Nel frattempo, il mercato delle criptovalute ha mostrato una risposta mista alle tensioni commerciali: Bitcoin è sceso da quasi $110,000 all’inizio del 2025 a $84,327 al 4 aprile 2025. Tuttavia, alcuni esperti suggeriscono che Bitcoin potrebbe eventualmente emergere come un’alternativa ai rifugi tradizionali come l’oro.

Sul fronte valutario, la Banca Popolare Cinese ha indebolito il fixing dello yuan contro il dollaro americano per cinque sessioni consecutive, portando la coppia USD/CNY a 7.35, un livello non visto dal settembre 2023.

L’attuale conflitto commerciale rappresenta più di una semplice disputa sui dazi: si è evoluto in un test di sistemi politici ed economici competitivi. La leadership cinese crede che il suo approccio centralizzato e guidato dallo stato fornisca vantaggi nel resistere alla pressione economica e mobilitare le risorse nazionali.

La fiducia di Pechino deriva dalla sua capacità di controllare le narrative domestiche, implementare risposte economiche coordinate e perseguire obiettivi strategici a lungo termine senza i vincoli della politica elettorale.

Tuttavia, questa fiducia deve essere soppesata contro significative vulnerabilità economiche e il potenziale per l’instabilità sociale se il conflitto commerciale innesca diffuse perdite di posti di lavoro o un ulteriore rallentamento economico.

Per gli investitori, la lezione è chiara: siamo entrati in una nuova era di relazioni economiche globali, dove le considerazioni geopolitiche e strategiche spesso prevalgono sulla pura logica economica. Navigare questo ambiente richiede non solo una comprensione dei fondamentali di mercato, ma anche delle ambizioni e vincoli politici che stanno plasmando le decisioni delle due più grandi potenze economiche del mondo.

Come ha osservato Da Wei, direttore del Center for International Security and Strategy presso l’Università Tsinghua: “Nel bilanciamento tra sviluppo economico e sicurezza economica, enfatizzerei sempre la sicurezza. Questo è un cambiamento a lungo termine”. Questa prospettiva riassume perfettamente la nuova realtà economica in cui ci troviamo.

Il nostro impegno quotidiano è rendere l’analisi dei mercati finanziari accessibile a tutti, offrendovi gratuitamente approfondimenti e notizie che vi aiutano nelle vostre decisioni d’investimento. Se i nostri contenuti hanno contribuito ai vostri successi in borsa, considerate di sostenere il nostro progetto con una donazione.

Anche un piccolo contributo – l’equivalente di un caffè, un aperitivo o una pizza – ci permette di continuare a dedicarci con passione a questa missione, mantenendo il sito gratuito e in costante aggiornamento. Il vostro supporto è il carburante che alimenta la nostra dedizione!

0 0 Voti
Dai una valutazione a questo articolo
2 Commenti
Il piú vecchio
Il piú nuovo Il piú votato
Inline Feedbacks
Guarda tutti i commenti
Mirco Bertolo
Mirco Bertolo
12 Aprile 2025 22:39

Considerando che i dazi reciproci USA-Cina hanno già raggiunto il 125%, esiste ancora uno spazio di escalation significativo o siamo arrivati a un punto di rottura che costringerà uno dei due paesi a cedere? E secondo voi, quali indicatori economici o finanziari dovremmo monitorare nei prossimi mesi per capire chi sta realmente subendo il danno maggiore in questa guerra commerciale?

Iscriviti  sui  nostri  Social  NETWORK
MaXiacO © AltoGain – Tutti i Diritti Riservati

* Il contenuto e le informazioni pubblicate da altogain.it sia sul nostro sito che sulle nostre piattaforme social non sono consigli di investimento o raccomandazioni per acquistare, detenere o vendere titoli.

* Non siamo responsabili dell’autenticazione del contenuto e / o delle informazioni che sono state pubblicate su qualsiasi canale di comunicazione attraverso il quale il nostro team condivide i contenuti.

* Le informazioni fornite dal team di Altogain.it sono intese esclusivamente a scopo informativo e sono ottenute da fonti ritenute affidabili. Le informazioni non sono in alcun modo garantite e, inoltre, l’accuratezza e la legittimità delle informazioni fornite non vengono verificate. Nessuna garanzia di alcun tipo è implicita o possibile laddove si tentino proiezioni di condizioni future relative ai titoli.

* Non ci sono membri del team di Altogain.it registrati come broker di sicurezza o consulenti per gli investimenti.

* Il team di Altogain.it, i suoi dipendenti, volontari e terze parti prendono parte alle attività di security trading. Nessuno è tenuto a partecipare all’acquisto o alla vendita di opportunità di investimento condivise su nessuna delle piattaforme di Altogain.it. Detti dipendenti, volontari e terze parti investiranno e scambieranno titoli a loro discrezione personale senza preavviso, in qualsiasi momento.
* Altogain.it non è responsabile per eventuali perdite o danni derivanti dall’utilizzo di una qualsiasi delle idee o strategie di investimento.

* Spetta completamente alla discrezione dell’individuo prendere decisioni in merito al trading o all’investimento in titoli.

2
0
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione.x