La Cina Contrattacca: Dazi, Terre Rare E Lista Nera Per Rispondere A Trump – 4 Aprile 2025
Il mondo ha assistito oggi, 4 aprile 2025, a un’escalation drammatica nella guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali. Come ampiamente previsto, la Cina ha risposto ai dazi annunciati mercoledì da Donald Trump con una contromossa altrettanto decisa: un’imposizione di tariffe aggiuntive del 34% su tutte le importazioni statunitensi a partire dal 10 aprile.
“Questa pratica degli Stati Uniti non è in linea con le regole del commercio internazionale, mina gravemente i legittimi diritti e interessi della Cina, ed è una tipica pratica di bullismo unilaterale,” ha dichiarato la Commissione tariffaria del Consiglio di Stato cinese in un comunicato ufficiale, utilizzando toni insolitamente duri che riflettono la gravità del momento.
La risposta cinese non si è limitata ai soli dazi. Pechino ha annunciato una serie di misure coordinate che includono controlli sull’esportazione di sette tipi di minerali di terre rare (samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio), l’inserimento di 11 aziende americane nella lista delle “entità inaffidabili” e l’avvio di indagini anti-dumping sulle importazioni di tubi a raggi X CT medici provenienti dagli Stati Uniti e dall’India. Inoltre, la Cina ha presentato una denuncia formale contro gli Stati Uniti presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Le reazioni dei mercati finanziari sono state immediate e severe, con una nuova ondata di vendite che ha colpito le borse globali. Wall Street ha visto il Dow perdere oltre 1.000 punti nella sola mattinata di venerdì, con l’S&P 500 in calo di oltre il 3% e il Nasdaq del 3,5%. In Europa, gli indici principali hanno registrato cali superiori al 3%, avviandosi verso la loro peggiore performance in anni. In Giappone, l’indice Nikkei ha segnato un calo del 4% prima di recuperare leggermente, chiudendo in ribasso del 2,8%.
Per comprendere appieno la portata di questa escalation, è necessario ricapitolare come siamo arrivati a questo punto. Il 2 aprile, in quello che ha definito il “Giorno della Liberazione”, Trump ha annunciato un sistema tariffario a due livelli: un dazio di base del 10% su tutte le importazioni mondiali e tariffe “reciproche” più elevate su circa 60 paesi, con la Cina colpita da un’aliquota aggiuntiva del 34% che, sommata al 20% già in vigore, porta il totale al 54%.
La risposta cinese di oggi, pur essendo significativa, tecnicamente non equipara le tariffe americane. Prima dell’annuncio di Trump, infatti, la Cina aveva già imposto dazi mirati su alcune importazioni americane in risposta alle precedenti mosse tariffarie dell’amministrazione Trump. Con l’aggiunta di questo ulteriore 34%, la Cina sta inviando un chiaro messaggio di fermezza, pur mantenendo un approccio leggermente più moderato rispetto agli Stati Uniti.
Significativamente, Pechino ha scelto di ritardare l’entrata in vigore delle nuove tariffe fino al 10 aprile, un giorno dopo la scadenza per l’implementazione dei dazi “reciproci” americani. Questo piccolo margine temporale potrebbe essere interpretato come una sottile apertura a potenziali negoziati dell’ultimo minuto, sebbene al momento l’amministrazione Trump non abbia mostrato alcun segnale di disponibilità in tal senso.
“La Cina esorta gli Stati Uniti a cancellare immediatamente le proprie misure tariffarie unilaterali e a risolvere le differenze commerciali attraverso consultazioni in modo equo, rispettoso e reciprocamente vantaggioso,” ha dichiarato il Ministero delle Finanze cinese, suggerendo che una porta al dialogo rimane aperta, seppur socchiusa.
Le conseguenze immediate di questa guerra commerciale in escalation si stanno già manifestando sui mercati finanziari globali. JP Morgan ha aumentato la probabilità di una recessione globale entro la fine dell’anno dal 40% al 60%, mentre quasi 5 trilioni di dollari sono stati cancellati dal valore dei mercati azionari globali da mercoledì sera.
Ma oltre alla volatilità di breve termine, gli investitori devono considerare gli impatti strutturali di questa guerra commerciale sulle catene di approvvigionamento globali che si sono sviluppate nell’arco di decenni di globalizzazione.
La strategia di molte aziende di diversificare la produzione dalla Cina verso paesi del Sud-Est asiatico come Vietnam, Cambogia e Tailandia è stata messa in crisi dall’imposizione di tariffe particolarmente elevate su questi paesi (46%, 49% e 36% rispettivamente).
Un esempio emblematico è il caso dell’imprenditore taiwanese Tim Hsu, produttore di lampade e illuminazione moderna, che aveva recentemente investito in Cambogia per diversificare la sua base produttiva oltre la Cina meridionale, prevedendo possibili dazi più elevati sulla Cina durante il secondo mandato di Trump. “Se la tariffa del 49% rimarrà invariata, ritireremo il nostro investimento dalla Cambogia,” ha dichiarato a CNN, illustrando il dilemma che molte aziende si trovano ad affrontare.
Anche la chiusura dell’esenzione “de minimis”, che permetteva l’importazione senza dazi di pacchi di valore inferiore a 800 dollari, avrà un impatto significativo su aziende di e-commerce come Temu e Shein, che hanno prosperato grazie a questa scappatoia normativa.
In questo nuovo panorama commerciale, alcuni settori saranno colpiti più duramente di altri, creando opportunità e rischi specifici per gli investitori.
Il settore tecnologico americano è particolarmente vulnerabile, con aziende come Apple (in calo del 6,4% venerdì) e Nvidia (in calo del 7,7%) fortemente dipendenti dalla produzione in Cina. La decisione della Cina di limitare l’esportazione di terre rare, fondamentali per la produzione di componenti elettronici avanzati, batterie e veicoli elettrici, potrebbe ulteriormente complicare le catene di approvvigionamento tecnologiche.
Il settore automobilistico globale, già sotto pressione per i dazi del 25% annunciati da Trump, dovrà ora affrontare ulteriori complessità legate alla risposta cinese. Le case automobilistiche americane con significative operazioni in Cina, come General Motors e Tesla, potrebbero trovarsi in una posizione particolarmente difficile.
L’agricoltura americana, che esporta notevoli quantità di prodotti in Cina, sarà duramente colpita. La Cina ha storicamente mirato al settore agricolo nelle dispute commerciali, conoscendo la sua importanza politica nelle aree rurali americane. L’annuncio della sospensione di alcune qualifiche di importazione per prodotti agricoli americani è un chiaro segnale in questa direzione.
D’altra parte, alcuni settori potrebbero trarre vantaggio da questa situazione. Le aziende manifatturiere americane che competono direttamente con le importazioni cinesi potrebbero beneficiare di una protezione accresciuta. Società di difesa e infrastrutture potrebbero vedere un aumento della domanda in un contesto di maggiore enfasi sulla sicurezza economica nazionale.
Sarebbe un errore considerare l’attuale guerra commerciale esclusivamente attraverso una lente economica. La posta in gioco è molto più alta e include il riposizionamento geopolitico globale e la competizione per la leadership tecnologica ed economica mondiale.
Gli esperti suggeriscono che gli elevati dazi imposti da Trump ai paesi del Sud-Est asiatico riflettono un obiettivo più ampio di colpire gli esportatori cinesi che hanno spostato la produzione all’estero. Con quasi la metà degli investimenti esteri in Cambogia provenienti dalla Cina lo scorso anno, secondo l’ambasciata cinese nel paese, è evidente che Trump mira a contrastare la strategia cinese di accedere al mercato americano attraverso paesi terzi.
Tuttavia, c’è il rischio che, imponendo dazi così elevati a livello globale, gli Stati Uniti finiscano per isolarsi, mentre la Cina emerge come leader nel commercio globale. “Il resto del mondo cercherà di praticare un commercio più libero, e posso vedere che la Cina ha la motivazione per essere il leader,” ha dichiarato Edwin Lai, professore di economia all’Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong.
La risposta dell’Unione Europea, che finora è stata misurata ma ferma, sarà cruciale nel determinare se assisteremo a una vera frammentazione dell’ordine commerciale globale. Il commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic, dopo una chiamata di due ore con i funzionari commerciali americani, ha affermato: “Sono stato chiaro: i dazi statunitensi sono dannosi, ingiustificati. L’UE è impegnata in negoziati significativi ma anche pronta a difendere i nostri interessi.”
In questo contesto di incertezza elevata, gli investitori devono adattare le loro strategie in base al loro orizzonte temporale e tolleranza al rischio.
Per gli investitori a breve termine (1-3 mesi), la volatilità attuale presenta sia rischi che opportunità . I principali rischi includono ulteriori cali nei mercati azionari globali, soprattutto se la guerra commerciale dovesse intensificarsi. Le opportunità potrebbero emergere in settori difensivi come utilities, healthcare e beni di consumo di base, così come in asset rifugio come oro, titoli di stato e valute rifugio come lo yen giapponese e il franco svizzero. Il momentum negativo sui mercati azionari suggerisce cautela nell’aggiungere esposizione azionaria, con eventuali rimbalzi tecnici che potrebbero offrire opportunità per ridurre posizioni in settori vulnerabili come tecnologia, vendita al dettaglio e automotive.
Per gli investitori a medio termine (3-12 mesi), sarà cruciale monitorare gli sviluppi dei negoziati commerciali e le potenziali risposte di adattamento delle aziende. La stagione degli utili imminente fornirà indicazioni preziose su come le aziende stanno gestendo l’impatto dei dazi. Gli investitori potrebbero considerare di posizionarsi in aziende con catene di approvvigionamento flessibili, forte potere di determinazione dei prezzi e bilanci solidi che possono resistere a un periodo prolungato di incertezza. Le aziende con significativa esposizione domestica nei rispettivi mercati potrebbero offrire una relativa protezione.
Per gli investitori a lungo termine (oltre 12 mesi), questa crisi potrebbe creare opportunità significative per acquisire asset di qualità a prezzi scontati. La riconfigurazione delle catene di approvvigionamento globali creerà vincitori e vinti a lungo termine. I settori che potrebbero beneficiare di una maggiore enfasi sulla produzione nazionale e sulla sicurezza economica includono manifattura avanzata, automazione industriale, difesa, energia e infrastrutture. Anche le aziende coinvolte nella transizione energetica potrebbero vedere opportunità , poiché i paesi potrebbero accelerare gli sforzi per ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia.
È importante notare che la guerra commerciale attuale è caratterizzata da un livello di imprevedibilità senza precedenti. La retorica di Trump su Truth Social oscillante tra l’intransigenza (“LE MIE POLITICHE NON CAMBIERANNO MAI”) e aperture a potenziali negoziati rende difficile prevedere l’evoluzione futura. Il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha consigliato agli altri paesi di “non reagire” e di “vedere come va”, ma ha avvertito che “se reagite, ci sarà un’escalation”.
Siamo a un punto di svolta critico per l’economia globale. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, le due più grandi economie del mondo, rischia di frammentare ulteriormente un sistema commerciale globale già sotto pressione dopo la pandemia e i conflitti geopolitici recenti.
I mercati finanziari stanno prezzando questo rischio, come evidenziato dal crollo delle azioni tecnologiche, dal rally dell’oro e dal calo dei rendimenti obbligazionari. Tuttavia, rimane un’incertezza significativa sull’impatto a lungo termine di queste politiche commerciali.
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha avvertito che i dazi saranno “significativamente più grandi del previsto” e ha evidenziato che “gli effetti economici includeranno un’inflazione più elevata e una crescita più lenta”. Queste osservazioni suggeriscono che la Fed potrebbe dover mantenere i tassi di interesse più alti più a lungo, nonostante le richieste di Trump per tagli dei tassi.
Per gli investitori, la chiave sarà rimanere agili e diversificati, concentrandosi su aziende di qualità con fondamentali solidi che possono navigare efficacemente in questo ambiente incerto. Con quasi 5 trilioni di dollari cancellati dai mercati azionari globali in pochi giorni, potrebbero emergere opportunità significative per investitori pazienti con un orizzonte a lungo termine.
Come ha scritto il Capital Economics in una nota di ricerca: “Questa è una risposta aggressiva ed escalatoria che rende altamente improbabile un accordo a breve termine per porre fine alla guerra commerciale tra le due superpotenze.” Tuttavia, la storia insegna che anche le guerre commerciali più aspre alla fine si risolvono attraverso negoziati.
La domanda non è se, ma quando e a quale costo economico arriverà un’eventuale distensione. Nel frattempo, gli investitori faranno bene a prepararsi a un periodo prolungato di volatilità e incertezza, posizionandosi strategicamente per navigare queste acque tempestose con resilienza e visione a lungo termine.
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