Quando un titolo perde il 45% del suo valore in pochi mesi, la prima domanda che ci facciamo come investitori è sempre la stessa: stiamo guardando a un’opportunità d’oro o a un coltello che cade? Nel caso di FactSet Research Systems (ticker FDS), la risposta non è così scontata come potrebbe sembrare a prima vista.

Parliamo di un’azienda che fornisce dati e analisi finanziarie a istituzioni di tutto il mondo, un business solido e con barriere all’entrata significative. Eppure, il mercato l’ha punita duramente, portando il titolo da massimi oltre i 495 dollari di inizio anno agli attuali 283 dollari. La caduta è stata verticale, soprattutto a partire da metà settembre, quando in poche sedute ha perso oltre il 10% seguito da un continuo deterioramento tecnico.

Guardando i numeri puri, FactSet presenta una capitalizzazione di mercato di circa 10,7 miliardi di dollari, con un rapporto prezzo/utili di 20,41 e un dividend yield dell’1,49%. L’azienda distribuisce un dividendo di 4,22 dollari per azione, che in questo momento di turbolenza rappresenta comunque un elemento di stabilità per chi cerca flussi cedolari.

Ho fatto un’analisi utilizzando il metodo del “time until payback”, che in sostanza ci dice quanto tempo ci vorrebbe per recuperare l’investimento se acquistassimo l’intera azienda. Con un earnings yield del 5,62% e assumendo una crescita degli utili del 10% annuo, ci vorrebbero circa 11 anni per recuperare il capitale investito. Il mio parametro personale per considerare interessante un’azienda consolidata come questa è sotto i 10 anni, il che significherebbe un prezzo di circa 232 dollari per azione, quindi ancora un 18% più basso rispetto ai livelli attuali.

Ma qui entra in gioco il primo grande “ma” di questa analisi.

La realtà è che il mercato molto probabilmente sta scontando qualcosa che noi investitori retail non vediamo ancora chiaramente nei dati. L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa sta rivoluzionando il settore dell’analisi finanziaria, e FactSet potrebbe essere uno di quei business che, pur essendo solidi, si troveranno a dover affrontare una disruption significativa.

Quando analizzo i dati forward degli utili previsti a 17,28 dollari per azione, ho forti dubbi che questo numero verrà effettivamente raggiunto nei prossimi 12 mesi. Il mercato, con la sua capacità di anticipare, probabilmente sta già prezzando una revisione al ribasso di queste stime. Non sarei sorpreso di vedere gli utili scendere verso i 14 dollari per azione o anche meno nel breve termine.

Dal punto di vista dell’analisi tecnica, il quadro è decisamente compromesso. Il titolo viaggia attualmente a 283 dollari, ben al di sotto della media mobile a 200 giorni che si trova a 424 dollari. Anche le medie più brevi sono lontane: la 50 giorni è a 346 dollari, la 20 giorni a 298 dollari e persino la 10 giorni è a 283 dollari, praticamente sul prezzo corrente.

L’RSI a 14 periodi segna 28,57, quindi siamo in territorio di ipervenduto, mentre l’ADX a 67,44 indica un trend molto forte. Il problema è che questo trend è ribassista, come confermato dal -DI a 36,11 contro un +DI di appena 9,90. Le bande di Bollinger si sono allargate significativamente, con una BandWidth di 33,91, segnale tipico di forte volatilità e movimento direzionale.

Il MACD, pur mostrando un istogramma leggermente positivo a 1,61, ha sia la linea MACD che la signal line in territorio fortemente negativo, rispettivamente a -21,43 e -23,04. Questo ci dice che, anche se potremmo vedere rimbalzi tecnici nel brevissimo, il momentum complessivo resta negativo.

Nella seduta di giovedì 9 ottobre abbiamo visto alcuni segnali contrastanti: un Pocket Pivot che suggerisce potenziale rialzista, ma anche pattern 1,2,3 Retracement Bearish e Non-ADX 1,2,3,4 Bearish che indicano possibile ulteriore debolezza. Il titolo ha anche fatto un gap up, ma con volumi 1,8 volte la norma, che potrebbero rappresentare sia capitolazione che semplicemente ulteriore distribuzione.

finviz dynamic chart for  FDS

In situazioni come questa, ho imparato negli anni che la fretta è cattiva consigliera. Troppo spesso ho visto investitori farsi prendere dall’entusiasmo del “è sceso tanto, ora è il momento di comprare”, per poi ritrovarsi con perdite del 30-40% aggiuntive mentre il titolo continuava la sua discesa.

La mia strategia per FactSet prevede due condizioni fondamentali prima di considerare un ingresso. Prima di tutto, voglio vedere il prezzo scendere sotto quella soglia di 232 dollari che ho calcolato come target valutativo. Ma questo non basta. Voglio anche vedere segnali tecnici di formazione di un bottom vero e proprio.

Cosa significa in pratica? Significa aspettare che il titolo formi un minimo, magari anche con un piccolo pattern di doppio minimo o di accumulation, e poi torni sopra la media mobile a 200 giorni. So che può sembrare controintuitivo aspettare che il prezzo risalga prima di comprare, ma l’esperienza mi ha insegnato che è meglio perdere i primi 10-15% di un rimbalzo piuttosto che prendere un coltello che cade.

Guardate cosa è successo con tanti titoli tech negli ultimi anni: quando iniziano queste discese verticali, spesso c’è un motivo strutturale che richiede tempo per essere metabolizzato e risolto. Disney è un esempio perfetto di questo pattern: gli utili sono scesi, hanno formato un bottom, e solo dopo mesi di stabilizzazione il titolo ha ricominciato a salire in modo sostenibile.

Oltre all’AI, ci sono altri elementi che mi tengono cauto. L’azienda ha un float short del 5,20% con un days to cover di 3,11 giorni, non elevatissimo ma comunque presente. Il rapporto PEG di 1,91 suggerisce che il mercato non sta prezzando una crescita particolarmente robusta. Il prezzo/vendite a 6,11 e il prezzo/book a 6,58 indicano che, anche dopo il crollo, non siamo esattamente nel territorio del “super cheap”.

La guidance aziendale sarà fondamentale nei prossimi trimestri. Se l’azienda dovesse confermare o addirittura alzare le previsioni, potremmo assistere a un rimbalzo significativo. Ma se, come sospetto, dovessero arrivare revisioni al ribasso, potremmo vedere ulteriori discese verso la zona 250-260 dollari o anche meno.

FactSet resta un’azienda di qualità in un settore con solide barriere all’entrata. Il dividendo fornisce un cuscinetto e la società ha dimostrato nel tempo di sapersi adattare ai cambiamenti del mercato. Tuttavia, questo non è il momento di precipitarsi all’acquisto.

La mia raccomandazione è di inserire FDS nella watchlist, impostare degli alert a 232 dollari e poi monitorare attentamente l’azione dei prezzi e i fondamentali. Se dovessimo vedere una stabilizzazione degli utili, magari a un livello inferiore ma sostenibile, combinata con un miglioramento del quadro tecnico, allora potremmo trovarci davanti a un’opportunità interessante per costruire una posizione.

Nel frattempo, la pazienza è la nostra migliore alleata. I mercati continueranno a offrire opportunità, e spesso quelle migliori arrivano proprio quando abbiamo la disciplina di aspettare il setup giusto piuttosto che inseguire prezzi in caduta libera. Come diceva sempre il mio professore di finanza all’università: “È meglio comprare un’azienda eccellente a un prezzo giusto che un’azienda giusta a qualsiasi prezzo”. Nel caso di FactSet, aspettiamo che sia il prezzo che i segnali tecnici ci diano quella conferma che stiamo cercando.

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