Europa
Nella settimana dal 30 giugno al 4 luglio 2025, i principali indici azionari europei hanno mostrato un andamento contrastato, riflettendo un clima di cautela tra gli investitori, influenzato da dati macroeconomici misti e attese sulle prossime mosse delle banche centrali.
Lo STOXX Europe 600, che rappresenta un ampio paniere di titoli europei, ha chiuso la settimana in lieve calo, registrando una flessione dello 0,46%, passando da 543,76 punti del 30 giugno a 541,13 punti del 4 luglio. Questo movimento riflette una fase di consolidamento dopo i guadagni delle settimane precedenti.
In controtendenza, il FTSE MIB italiano ha mostrato una certa resilienza. Nonostante una partenza debole, ha chiuso la settimana con un guadagno dello 0,06%, salendo da 39.792 punti a 39.816 punti. Il listino milanese è stato sostenuto in particolare dai titoli bancari e del settore utility, che hanno beneficiato di rotazioni settoriali favorevoli.
Il DAX tedesco ha invece perso leggermente terreno. Dopo aver toccato un massimo settimanale sopra i 24.000 punti, ha chiuso il 4 luglio a 23.825,64, segnando un calo dello 0,46% rispetto alla chiusura del 30 giugno. Il mercato tedesco ha risentito di prese di profitto e di un clima di incertezza legato ai dati sull’inflazione.
Anche il CAC 40 francese ha avuto una settimana altalenante, chiudendo in calo dello 0,91%, da 7.665,91 punti a 7.596,27. Il listino parigino è stato penalizzato da vendite nei settori dei beni di consumo e industriali, nonostante la tenuta dei titoli energetici.
Infine, il FTSE 100 britannico ha mostrato una certa stabilità, chiudendo la settimana praticamente invariato. L’indice ha registrato una variazione marginale dello 0,00%, chiudendo il 4 luglio a 8.822,91 punti, lo stesso livello del 30 giugno. La performance piatta riflette un equilibrio tra i timori legati all’inflazione e la forza dei titoli difensivi.
FTSE MIB INDEX :
DAX INDEX :
CAC INDEX :
FTSE UK INDEX :
La prima settimana di luglio ha offerto agli investitori europei una serie di spunti interessanti da analizzare, con l’inflazione dell’eurozona che ha fatto il suo ritorno proprio sull’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. Un dato che, seppur rassicurante, ha generato nuove riflessioni sulle prospettive di politica monetaria per i prossimi mesi.
Il dato di giugno ha mostrato un leggero rialzo dell’inflazione headline che si è portata al 2%, dopo aver toccato il minimo di otto mesi dell’1,9% registrato a maggio. L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari, è rimasta stabile al 2,3%, mentre quella dei servizi – seguita con particolare attenzione dai policy maker – ha mostrato un incremento dal 3,2% al 3,3%. Questi numeri hanno catturato l’attenzione di Christine Lagarde durante il forum annuale della BCE a Sintra, dove la presidente ha sottolineato come l’obiettivo sia stato tecnicamente raggiunto, ma ha mantenuto un tono decisamente cauto.
Le parole di Lagarde non hanno lasciato spazio a interpretazioni ottimistiche sui futuri tagli dei tassi: “Ci vorrà tempo per raccogliere dati sufficienti per essere certi che i rischi di un’inflazione sopra l’obiettivo siano passati”. Una posizione che riflette la prudenza dell’istituzione di Francoforte, particolarmente attenta a non ripetere gli errori di comunicazione del passato. L’approccio “wait and see” della BCE sembra consolidarsi, con la banca centrale che preferisce procedere con cautela piuttosto che dare segnali troppo accomodanti ai mercati.
Sul fronte del mercato del lavoro, l’eurozona continua a mostrare una sostanziale tenuta. Il tasso di disoccupazione destagionalizzato è salito leggermente al 6,3% a maggio, dal record negativo del 6,2% di aprile, mantenendosi comunque al di sotto del 6,4% dello stesso periodo dell’anno precedente. Questi dati confermano la resilienza del mercato del lavoro europeo, elemento cruciale per sostenere la crescita economica interna nonostante le pressioni esterne.
Oltremanica, i dati del mercato immobiliare britannico hanno offerto segnali contrastanti che meritano attenzione. L’indice Nationwide dei prezzi delle case ha registrato un calo dello 0,8% a giugno, dopo l’aumento dello 0,4% del mese precedente. Su base annua, i prezzi sono comunque aumentati del 2,1%, con Nationwide che si aspetta un rafforzamento durante l’estate, tradizionalmente il periodo di maggiore attività del settore.
I dati della Bank of England hanno però raccontato una storia diversa, suggerendo una ripresa del mercato dopo il temporaneo rallentamento seguito alla fine delle agevolazioni fiscali di aprile. Le approvazioni nette di mutui per l’acquisto di abitazioni sono salite a 63.032 a maggio, dai 60.656 di aprile (dato rivisto al rialzo), superando significativamente le previsioni degli economisti che si attestavano a 59.750. Un segnale che il mercato immobiliare britannico sta ritrovando slancio dopo un periodo di incertezza.
Guardando alla settimana che ci attende, diversi fattori potrebbero influenzare l’andamento dei mercati azionari europei. In primo luogo, l’attenzione rimane focalizzata sulla comunicazione della BCE e sui commenti dei membri del Consiglio Direttivo. Dopo le dichiarazioni prudenti di Lagarde, ogni segnale proveniente da Francoforte verrà analizzato con attenzione dagli investitori, alla ricerca di indicazioni sui tempi e l’entità dei prossimi movimenti di politica monetaria.
L’approccio cauto della BCE potrebbe inizialmente frenare l’entusiasmo sui titoli finanziari europei, tradizionalmente sensibili alle aspettative sui tassi di interesse. Tuttavia, questa prudenza potrebbe essere interpretata positivamente nel medio termine, in quanto segnala un impegno dell’istituzione nel consolidare definitivamente il rientro dell’inflazione, evitando il rischio di una ripresa prematura delle pressioni sui prezzi.
Sul versante britannico, i dati positivi sui mutui potrebbero sostenere i titoli legati al settore immobiliare e finanziario. La ripresa delle approvazioni ipotecarie suggerisce una normalizzazione del mercato del credito, elemento che potrebbe riflettersi positivamente sui bilanci delle banche britanniche e delle società di costruzioni.
La stagione estiva tradizionalmente porta volumi di scambio più contenuti e una maggiore volatilità sui mercati azionari. In questo contesto, gli investitori potrebbero concentrarsi maggiormente sui fondamentali aziendali e sui settori che mostrano maggiore resilienza. I dati macroeconomici della settimana, inclusi eventuali aggiornamenti sull’andamento dell’economia tedesca e francese, potrebbero fornire ulteriori spunti di riflessione.
Il quadro generale suggerisce un mercato in fase di attesa, con gli investitori che cercano di bilanciare le prospettive di una politica monetaria ancora restrittiva con segnali di tenuta dell’economia reale. La prudenza della BCE, pur limitando nel breve le aspettative di tagli aggressivi dei tassi, potrebbe offrire maggiore stabilità alle aspettative inflazionistiche, elemento fondamentale per la valutazione degli asset europei nel lungo periodo.
Stati Uniti
Il mercato azionario statunitense ha proseguito il suo slancio positivo, sostenuto da un clima di ottimismo legato alle prospettive di un accordo commerciale con la Cina e alla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli investitori hanno accolto con favore anche i dati sull’inflazione PCE, che hanno mostrato segnali di rallentamento, alimentando le speranze di una politica monetaria più accomodante.
Lo S&P 500 ha chiuso la settimana con un guadagno dello 1,20%, passando da 6.204,95 punti il 30 giugno a 6.279,35 punti il 3 luglio. Questo incremento ha consolidato i massimi storici raggiunti a fine giugno, confermando la forza del rally iniziato nel secondo trimestre.
Il Dow Jones Industrial Average ha registrato una performance positiva, salendo da 44.094,77 punti il 30 giugno a 44.828,53 punti il 3 luglio, con un progresso settimanale dello 1,66%. Il listino è stato trainato dai titoli bancari e industriali, che hanno beneficiato dei risultati positivi degli stress test condotti dalla Fed.
Anche il Nasdaq Composite, fortemente esposto al settore tecnologico, ha mostrato una buona tenuta. L’indice è passato da 20.369,73 punti il 30 giugno a 20.601,10 punti il 3 luglio, segnando un rialzo dello 1,14%. I titoli legati all’intelligenza artificiale e ai semiconduttori hanno continuato a catalizzare l’interesse degli investitori, con performance brillanti da parte di NVIDIA, Alphabet e Amazon.
NASDAQ COMPOSITE :
DOW JONES INDUSTRIAL AVERAGE :
S&P 500 INDEX :
La settimana ha rappresentato un vero e proprio tour de force per gli investitori americani, chiamati a destreggiarsi tra le manovre politiche dell’amministrazione Trump e segnali economici contrastanti che hanno tenuto i mercati in costante tensione. Il focus principale si è concentrato sul percorso accidentato del disegno di legge di riconciliazione dell’amministrazione Trump, che ha attraversato momenti di grande incertezza prima di ottenere l’approvazione al Senato martedì con il voto decisivo del vicepresidente JD Vance, per poi passare alla Camera giovedì pomeriggio.
Il pacchetto legislativo, formalmente denominato “One Big Beautiful Bill Act”, ha rappresentato una prova di fuoco per la maggioranza repubblicana, evidenziando le fragilità interne al partito nonostante il controllo di entrambe le camere del Congresso. La natura controversa del disegno di legge, che combina tagli fiscali massicci con misure di enforcement sull’immigrazione, ha richiesto negoziazioni serrate fino all’ultimo momento, con tre senatori repubblicani che hanno votato contro: Susan Collins del Maine, Thom Tillis del North Carolina e Rand Paul del Kentucky.
Parallelamente alle tensioni legislative interne, l’amministrazione Trump ha mostrato un’intensa attività diplomatico-commerciale che ha catturato l’attenzione dei mercati. L’annuncio mercoledì dell’accordo commerciale con il Vietnam ha rappresentato un momento cruciale nella strategia tariffaria di Trump, arrivando a pochi giorni dalla scadenza del 9 luglio quando doveva terminare la pausa di 90 giorni sui dazi reciproci. L’intesa prevede un dazio del 20% sui beni vietnamiti importati negli Stati Uniti e del 40% sui prodotti che attraversano il Vietnam provenienti da altri paesi, una misura chiaramente diretta a contrastare le pratiche di “transshipping” dalla Cina.
Sul fronte dei dati economici, il mercato del lavoro americano ha continuato a mostrare una resilienza sorprendente. Il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che l’economia statunitense ha aggiunto 147.000 posti di lavoro a giugno, superando le stime degli economisti e migliorando rispetto ai 144.000 rivisti al rialzo di maggio. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, mentre i salari orari medi sono cresciuti dello 0,2% su base mensile. Questi numeri hanno rappresentato una piacevole sorpresa dopo i dati deludenti di mercoledì pubblicati da ADP, che avevano mostrato una contrazione dell’occupazione privata di 33.000 unità a giugno, il primo dato negativo dal marzo 2023.
Il settore manifatturiero ha continuato a mostrare segni di debolezza, con il PMI manifatturiero dell’ISM che si è attestato al 49% a giugno, indicando una contrazione per il quarto mese consecutivo. Tuttavia, il miglioramento rispetto al 48,5% di maggio e la vicinanza alle stime del 49,1% hanno suggerito un rallentamento del ritmo di contrazione. Susan Spence, presidente del comitato ISM per i sondaggi manifatturieri, ha evidenziato come l’attività abbia rallentato il suo tasso di contrazione, con miglioramenti nelle scorte e nella produzione che hanno contribuito al guadagno di 0,5 punti percentuali.
Il settore dei servizi ha invece fornito segnali di ripresa, tornando in espansione dopo aver registrato la prima contrazione in 11 mesi a maggio. Il PMI dei servizi ha raggiunto quota 50,8% a giugno, con il rimbalzo attribuito principalmente ai miglioramenti nell’attività commerciale e nei nuovi ordini. Tuttavia, l’indice dei prezzi è rimasto elevato al 67,5%, calando solo di 1,2 punti percentuali rispetto a maggio e rappresentando la seconda lettura più alta dal novembre 2022, segnalando pressioni inflazionistiche persistenti nel settore.
Guardando alla settimana che inizia l’8 luglio, gli investitori si trovano di fronte a un panorama ricco di elementi di incertezza e opportunità. La scadenza del 9 luglio per i negoziati commerciali rappresenta probabilmente il fattore più critico da monitorare. Nonostante l’accordo con il Vietnam, restano irrisolte le questioni con l’Unione Europea e molti altri partner commerciali, con Trump che ha minacciato dazi fino al 50% per l’UE in caso di mancato accordo.
L’approvazione del disegno di legge di riconciliazione potrebbe avere effetti significativi sui mercati azionari, specialmente sui settori che beneficerebbero dei tagli fiscali e delle misure di deregolamentazione. I titoli finanziari potrebbero vedere particolare interesse, considerando le proposte di allentamento normativo contenute nel pacchetto. Allo stesso tempo, i settori legati alle infrastrutture e alla sicurezza informatica potrebbero beneficiare degli investimenti previsti per l’enforcement dell’immigrazione e la sicurezza di frontiera.
La divergenza tra settore manifatturiero e dei servizi suggerisce un’economia in transizione, con implicazioni diverse per i vari comparti azionari. I titoli industriali potrebbero continuare a soffrire nel breve termine, mentre quelli dei servizi potrebbero mostrare maggiore resilienza. L’indice dei prezzi elevato nel settore dei servizi mantiene vive le preoccupazioni inflazionistiche, elemento che potrebbe influenzare le aspettative sui tassi di interesse della Federal Reserve.
La resilienza del mercato del lavoro rappresenta un elemento di sostegno per i consumi e, di conseguenza, per i titoli del settore consumer. Tuttavia, la crescita salariale moderata dello 0,2% mensile suggerisce che le pressioni inflazionistiche dal lato dei costi del lavoro rimangono contenute, un fattore positivo per le valutazioni azionarie.
L’accordo con il Vietnam potrebbe rappresentare un template per futuri negoziati, suggerendo che Trump potrebbe essere disposto ad accettare dazi inferiori ai livelli inizialmente minacciati in cambio di concessioni specifiche. Questo approccio più pragmatico potrebbe ridurre le preoccupazioni dei mercati circa l’impatto dei dazi sull’inflazione e sulla crescita economica.
La settimana del 4 luglio, tradizionalmente caratterizzata da volumi di scambio ridotti, ha comunque mostrato la capacità dei mercati americani di assorbire notizie significative mantenendo una relativa stabilità. Con il ritorno a pieno regime degli scambi, gli investitori dovranno valutare attentamente l’evolversi della situazione commerciale e l’implementazione delle misure legislative approvate, elementi che potrebbero definire il sentiment di mercato per le settimane successive.
Cina
I principali indici azionari cinesi hanno registrato una performance positiva, sostenuta da segnali di distensione nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti e da nuove misure di stimolo annunciate da Pechino per rafforzare la domanda interna. Gli investitori hanno reagito con ottimismo alle linee guida proposte dal governo per incentivare i consumi, in particolare nei settori tecnologico e manifatturiero, contribuendo a un clima di fiducia sui mercati.
L’indice Shanghai Composite ha chiuso la settimana con un rialzo dell’ 1,4%, attestandosi a 3.472,32 punti il 4 luglio. Questo progresso riflette un miglioramento del sentiment degli investitori, nonostante le persistenti incertezze legate al commercio globale. Anche l’indice Shenzhen Component ha mostrato una buona performance, salendo dell’ 1,25%, grazie al traino dei titoli tecnologici e delle aziende legate all’innovazione industriale.
Il CSI 300, che raccoglie le 300 principali società quotate sulle borse di Shanghai e Shenzhen, ha chiuso la settimana a 3.982,20 punti, con un incremento dell’ 1,17% rispetto alla chiusura del 30 giugno. Questo indice, spesso considerato un barometro della fiducia degli investitori istituzionali, ha beneficiato in particolare della ripresa dei titoli bancari e assicurativi, oltre che di un rinnovato interesse per i colossi del settore energetico.
SHANGHAI COMPOSITE INDEX :
CSI 300 INDEX :
La settimana ha offerto agli investitori nei mercati azionari cinesi un mosaico di indicatori economici che raccontano una storia complessa di ripresa graduale accompagnata da sfide persistenti. I dati pubblicati all’inizio della settimana hanno mostrato un’economia cinese in fase di transizione, dove i segnali di miglioramento nel settore manifatturiero si sono scontrati con una debolezza più marcata nel comparto dei servizi.
Il PMI manifatturiero ufficiale pubblicato lunedì ha registrato un miglioramento significativo, salendo a 49,7 punti a giugno dai 49,5 di maggio, superando le aspettative degli economisti e offrendo il primo segnale concreto dell’impatto positivo derivante dalla pausa di 90 giorni nella guerra commerciale con gli Stati Uniti concordata a maggio. Sebbene l’indice rimanga ancora sotto la soglia critica di 50 punti che separa contrazione ed espansione, questo incremento rappresenta il secondo mese consecutivo di miglioramento e ha alimentato le speranze di una graduale stabilizzazione del settore industriale cinese.
L’influenza della tregua commerciale con Washington si è fatta sentire in modo particolare sui volumi di scambio, con il mese di giugno che ha catturato per la prima volta l’intero periodo dopo l’accordo raggiunto dalle due superpotenze. La riduzione dei dazi americani sui beni cinesi dal 145% al 30% e la corrispondente diminuzione cinese dal 125% al 10% hanno contribuito a rilanciare parzialmente i flussi commerciali bilaterali, anche se gli effetti completi di questa distensione dovranno ancora manifestarsi pienamente nei prossimi mesi.
Tuttavia, il panorama economico cinese ha mostrato la sua natura eterogenea quando l’attenzione si è spostata sul settore dei servizi. Il PMI Caixin per i servizi ha registrato una flessione preoccupante, scendendo a 50,6 punti a giugno dai 51,1 di maggio, toccando il livello più basso degli ultimi nove mesi e mancando le previsioni degli analisti. Nonostante l’indice rimanga in territorio espansivo, il rallentamento del ritmo di crescita ha evidenziato come il momentum economico cinese non sia ancora uniformemente distribuito tra i diversi settori.
La debolezza nel comparto dei servizi ha assunto un significato particolare considerando il peso crescente di questo settore nell’economia cinese moderna. Il rallentamento della crescita dei nuovi ordini e il calo dell’occupazione per il terzo mese negli ultimi quattro hanno segnalato una cautela persistente da parte delle aziende di servizi, restie ad assumere nuovo personale in un clima di incertezza economica ancora palpabile.
I mercati azionari cinesi hanno reagito con movimenti contenuti a questi dati contrastanti, con l’indice composito di Shanghai che ha chiuso la settimana a 3.472 punti, registrando un modesto guadagno dello 0,32% nella seduta del 4 luglio e mantenendo un trend positivo del 17,71% su base annua. Questa performance relativamente stabile riflette la capacità degli investitori di assorbire i segnali misti provenienti dall’economia reale, sostenuti dalle aspettative di ulteriori misure di stimolo da parte del governo centrale.
La settimana che inizia l’8 luglio si preannuncia cruciale per i mercati cinesi, con diversi fattori che potrebbero influenzare significativamente il sentiment degli investitori. In primo piano rimane l’evoluzione della situazione commerciale con gli Stati Uniti, con la scadenza del 9 luglio che rappresenta un momento decisivo per le negoziazioni in corso tra Washington e i suoi partner commerciali globali, inclusa indirettamente la Cina attraverso gli effetti sui flussi commerciali triangolari.
I dati economici contrastanti di giugno suggeriscono che l’economia cinese sta attraversando una fase di riequilibrio strutturale che potrebbe prolungarsi nei prossimi mesi. La divergenza tra manifatturiero e servizi indica che gli stimoli governativi stanno avendo effetti asimmetrici, favorendo maggiormente i settori esposti al commercio internazionale rispetto a quelli orientati al consumo interno.
Gli investitori dovranno prestare particolare attenzione ai settori legati all’export e alla tecnologia, che potrebbero beneficiare maggiormente del miglioramento delle relazioni commerciali sino-americane. Le aziende del settore manifatturiero, specialmente quelle nei comparti dell’elettronica, dei macchinari e dei beni di consumo durevoli, potrebbero vedere una graduale ripresa degli ordini esteri, traducendosi in performance azionarie positive.
Al contempo, il settore dei servizi interni potrebbe richiedere misure di sostegno più mirate da parte delle autorità cinesi. La debolezza dell’occupazione in questo comparto suggerisce che il governo potrebbe essere costretto a implementare ulteriori politiche espansive per sostenere il consumo domestico, elemento cruciale per la transizione verso un modello di crescita più equilibrato.
La politica monetaria della Banca Popolare Cinese assume un ruolo centrale in questo contesto. Con l’inflazione sotto controllo e segnali di debolezza nei servizi, le autorità monetarie potrebbero optare per ulteriori allentamenti, sia attraverso riduzioni dei tassi di interesse che tramite misure di stimolo più mirate al credito per le piccole e medie imprese del settore terziario.
Gli investitori internazionali dovranno anche considerare l’impatto delle dinamiche valutarie. Lo yuan ha mostrato una certa stabilità nelle ultime settimane, ma l’evoluzione delle tensioni commerciali globali potrebbe influenzare la politica valutaria cinese, con riflessi diretti sui rendimenti degli investimenti azionari per gli investitori esteri.
La stagione delle trimestrali che si avvicina offrirà ulteriori elementi di valutazione, con particolare focus sui settori che hanno mostrato maggiore resilienza durante la fase di tensioni commerciali. Le aziende tecnologiche, quelle legate alle energie rinnovabili e i gruppi con forte presenza nei mercati domestici potrebbero emergere come i vincitori di questa fase di transizione economica.
In definitiva, i mercati cinesi sembrano posizionati per una fase di consolidamento e graduale miglioramento, sostenuti dalla tregua commerciale con gli Stati Uniti ma ancora condizionati dalle sfide strutturali interne. La capacità del governo di implementare politiche efficaci per riequilibrare la crescita tra manifatturiero e servizi determinerà l’andamento dei mercati azionari nelle settimane a venire.
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