Europa

Durante la settimana dal 17 al 21 marzo 2025, i principali indici europei hanno mostrato un andamento misto, riflettendo un contesto di incertezza economica e geopolitica. Il STOXX Europe 600 ha registrato un lieve incremento dello 0,61% , chiudendo a 554,30 punti, sostenuto da un miglioramento del sentiment in alcuni settori chiave come quello tecnologico e industriale. Tuttavia, il mercato è rimasto cauto, con gli investitori che hanno bilanciato le prospettive di crescita con le preoccupazioni per l’inflazione.

In Italia, il FTSE MIB ha mostrato una performance positiva, con un guadagno dell’ 1,31% , chiudendo a 39.533,71 punti. Questo risultato è stato trainato principalmente dai titoli bancari e industriali, che hanno beneficiato di dati economici favorevoli e di una maggiore fiducia degli investitori nel mercato italiano.

Il DAX tedesco , invece, ha subito una leggera flessione dello 0,5% , chiudendo a 15.200 punti. Le preoccupazioni per l’aumento dei costi energetici e le tensioni commerciali globali hanno pesato sull’indice, nonostante la resilienza di alcuni settori come quello automobilistico.

Il CAC 40 francese ha registrato un calo dello 0,6% , chiudendo a 8.073,98 punti. Questo ribasso è stato attribuito a prese di profitto e a un sentiment di mercato più cauto, nonostante la buona performance di alcuni titoli del lusso e delle telecomunicazioni.

Infine, il FTSE 100 inglese ha chiuso la settimana con un lieve aumento dello 0,3% , raggiungendo 8.646,79 punti. Questo risultato è stato sostenuto da un rimbalzo nei settori energetico e finanziario, anche se il mercato è rimasto sotto pressione a causa di dati economici contrastanti e di preoccupazioni per una possibile recessione nel Regno Unito.

Nel complesso, la settimana ha evidenziato un panorama eterogeneo, con alcuni mercati che hanno beneficiato di settori specifici, mentre altri hanno risentito delle incertezze macroeconomiche.

FTSE MIB INDEX :
DAX INDEX :
CAC INDEX :
FTSE UK INDEX :

La settimana appena conclusa ha visto i mercati azionari europei navigare in acque agitate, influenzati principalmente dalle decisioni di politica monetaria delle banche centrali e dalle crescenti tensioni commerciali internazionali. In questo clima di incertezza, gli investitori hanno mostrato una certa cautela, cercando di interpretare i segnali contrastanti provenienti dai vari istituti finanziari.

La Banca d’Inghilterra ha mantenuto i tassi d’interesse al 4,5%, come ampiamente previsto. Tuttavia, il mercato è stato colto di sorpresa dalla composizione del voto: solo uno dei nove membri del comitato ha votato per una riduzione, mentre le aspettative erano per una divisione 7-2. Questo segnale è stato interpretato come particolarmente “hawkish” (falco), suggerendo che l’istituto britannico rimane preoccupato per le aspettative di inflazione ancora elevate e non ha fretta di allentare la propria politica monetaria.

Anche la Riksbank svedese ha optato per mantenere invariato il tasso di riferimento al 2,25%, dopo che i recenti dati hanno mostrato un’inflazione ancora sopra il target. Il governatore Erik Thedéen ha indicato che i tassi potrebbero rimanere a questi livelli fino all’inizio del 2028, pur sottolineando la disponibilità della banca ad agire se necessario. Questa posizione riflette un approccio cauto, in linea con quello adottato dalla maggior parte delle banche centrali europee.

In controtendenza, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha ridotto il tasso di interesse di riferimento di un quarto di punto percentuale, portandolo allo 0,25%. Il presidente della BNS, Martin Schlegel, ha giustificato questa decisione citando le basse pressioni inflazionistiche e i crescenti rischi al ribasso per l’economia svizzera. Tuttavia, ha anche indicato che ulteriori tagli dei tassi sono improbabili nel prossimo futuro, suggerendo che anche la Svizzera, tradizionalmente avanguardista nelle decisioni di politica monetaria, stia adottando un approccio più misurato.

Un elemento di particolare rilevanza per il mercato europeo è emerso dalle dichiarazioni della presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, durante il suo intervento al Parlamento europeo. Lagarde ha sottolineato che la BCE rimarrà vigile a causa delle incertezze derivanti dalle crescenti tensioni commerciali, in particolare con gli Stati Uniti. Ha avvertito che la proposta americana di imporre una tariffa del 25% sulle importazioni europee potrebbe ridurre la crescita economica dell’eurozona di 0,3 punti percentuali nel primo anno, con un impatto sul PIL che potrebbe aumentare fino a circa mezzo punto se l’Europa dovesse rispondere con misure simili. Inoltre, ha aggiunto che l’inflazione potrebbe aumentare di circa lo 0,5% a causa delle misure di ritorsione e di un euro più debole.

In questo contesto, è interessante notare l’analisi di Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price, che prevede due ulteriori riduzioni del tasso di deposito da parte della BCE di un quarto di punto ciascuna entro quest’anno, probabilmente all’inizio di aprile e a giugno. Wieladek avverte però che esiste il rischio che la BCE possa tagliare ulteriormente i tassi nel breve termine se dovesse scoppiare una guerra commerciale tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Guardando alla settimana che verrà, è probabile che i mercati azionari europei continuino a muoversi in un contesto di elevata volatilità. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti rappresentano un fattore di rischio significativo, che potrebbe portare a un’ulteriore pressione sui titoli delle aziende europee più esposte al mercato americano, in particolare nei settori dell’automotive, del lusso e della tecnologia.

La riunione della BCE di aprile sarà un momento cruciale per gli investitori, che cercheranno conferme sulla direzione della politica monetaria europea. Se la BCE dovesse procedere con un taglio dei tassi come previsto da Wieladek, potremmo assistere a un rafforzamento dei mercati azionari, soprattutto per i titoli più sensibili ai tassi di interesse come quelli del settore immobiliare e delle utilities.

D’altra parte, eventuali sviluppi negativi sul fronte commerciale potrebbero spingere gli investitori verso asset più difensivi, come i titoli di stato e i settori meno ciclici. In particolare, le aziende con una forte presenza nel mercato domestico europeo potrebbero risultare relativamente più resilienti rispetto a quelle con una significativa esposizione internazionale.

In conclusione, la settimana appena trascorsa ha evidenziato come le banche centrali stiano cercando di bilanciare i venti contrari alla crescita con il rischio di un’inflazione più rapida, in un contesto di crescente incertezza legata al commercio. Per gli investitori azionari, sarà fondamentale monitorare attentamente sia gli sviluppi di politica monetaria che le tensioni commerciali internazionali, adottando un approccio selettivo e flessibile nella costruzione dei portafogli.

Stati Uniti

I principali indici del mercato azionario statunitense hanno mostrato un andamento misto, riflettendo l’incertezza degli investitori in un contesto di politiche monetarie e commerciali contrastanti. Il Dow Jones Industrial Average ha registrato un incremento dello 0,46% , chiudendo la settimana in territorio positivo grazie al supporto di settori come quello finanziario ed energetico. Questo risultato è stato attribuito a un miglioramento del sentiment dopo la decisione della Federal Reserve di mantenere invariati i tassi di interesse, segnalando una pausa nella stretta monetaria.

L’S&P 500, invece, ha subito una lieve flessione dello 0,36% , chiudendo la settimana in calo. Nonostante un rally a metà settimana, l’indice è stato penalizzato dalla debolezza nei settori tecnologico e dei beni di consumo discrezionali, che hanno risentito delle preoccupazioni per l’impatto delle tariffe commerciali e di una guidance aziendale meno ottimistica.

Il Nasdaq Composite ha registrato la performance peggiore tra i principali indici, con una perdita dell’ 1,08% . La pressione sui titoli tecnologici, in particolare quelli legati all’intelligenza artificiale e ai semiconduttori, ha pesato sull’indice, riflettendo un sentiment più cauto da parte degli investitori in un contesto di valutazioni elevate e di incertezze macroeconomiche.

Nel complesso, la settimana ha evidenziato un mercato in cerca di direzione, con gli investitori che hanno bilanciato le speranze di una stabilizzazione economica con le preoccupazioni per le tensioni commerciali e l’impatto delle politiche monetarie.

NASDAQ COMPOSITE :
DOW JONES INDUSTRIAL AVERAGE :
S&P 500 INDEX :

La settimana appena conclusa ha visto il mercato azionario americano reagire a una serie di eventi significativi, dominati principalmente dalle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve e da dati economici contrastanti che hanno delineato un quadro complesso dell’economia statunitense.

Il momento culminante della settimana è arrivato mercoledì, quando la Federal Reserve ha concluso la sua riunione di politica monetaria di marzo. Come ampiamente previsto, la banca centrale ha mantenuto il tasso di riferimento invariato nell’intervallo 4,25%-4,50%. I funzionari della Fed hanno inoltre confermato la previsione di 50 punti base (0,5 punti percentuali) di tagli dei tassi per l’anno in corso, in linea con le precedenti proiezioni di dicembre. Tuttavia, un elemento di particolare interesse è emerso dalle nuove previsioni: i responsabili della politica monetaria hanno rivisto al rialzo le loro aspettative di inflazione per il 2025, riducendo contemporaneamente le previsioni di crescita del prodotto interno lordo (PIL). Il comunicato post-riunione ha anche sottolineato che “l’incertezza riguardo alle prospettive economiche è aumentata”.

Nonostante questi segnali potenzialmente preoccupanti, le conclusioni dell’incontro sono state accolte in modo generalmente positivo dai mercati. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha rassicurato gli investitori dichiarando che lo “scenario di base” della Fed prevede che l’impatto dei dazi sarà transitorio e che “la maggior parte delle misure di aspettative a lungo termine rimane coerente con” l’obiettivo di inflazione del 2% della banca centrale. Gli investitori sembrano aver apprezzato il tono complessivamente accomodante emerso dalla riunione, con la maggior parte degli indici azionari che hanno registrato guadagni solidi nella giornata.

Sul fronte dei dati economici, la settimana ha offerto un quadro piuttosto contrastante. Lunedì, l’Ufficio del Censimento ha comunicato che le vendite al dettaglio di febbraio sono aumentate dello 0,2%, ben al di sotto delle stime di consenso che prevedevano un incremento dello 0,7%. Anche il dato di gennaio è stato rivisto al ribasso a -1,2%, segnando il calo più ripido da luglio 2021. D’altra parte, le vendite del gruppo di controllo – che confluiscono direttamente nel calcolo del PIL ed escludono diverse categorie volatili, inclusi automobili e ristoranti – sono aumentate dell’1% durante il mese, superando le stime di un guadagno dello 0,4%.

Sempre lunedì, l’Empire State Manufacturing Survey – un sondaggio tra i produttori di New York che misura le condizioni generali del business – ha indicato che “l’attività commerciale è diminuita significativamente” a marzo, mentre “l’ottimismo sulle prospettive è diminuito considerevolmente per il secondo mese consecutivo”. Questi dati suggeriscono una possibile contrazione nel settore manifatturiero, tradizionalmente un importante indicatore dello stato di salute dell’economia americana.

Il mercato immobiliare, d’altro canto, ha offerto prospettive più ottimistiche. Le vendite di case esistenti a febbraio hanno registrato un aumento del 4,2%, superando le aspettative, grazie a un incremento dell’offerta. Anche gli avvii di nuove costruzioni a febbraio hanno sorpreso positivamente, con un tasso annuale rettificato di 1,5 milioni di avvii durante il mese, in aumento dell’11,2% rispetto a gennaio, sebbene il dato rappresenti un calo del 2,9% su base annua. Questi dati suggeriscono una certa resilienza nel settore immobiliare, nonostante i tassi di interesse ancora relativamente elevati.

Guardando alla settimana che verrà, gli investitori dovranno navigare in un contesto caratterizzato da segnali contrastanti. Da un lato, la posizione relativamente accomodante della Federal Reserve potrebbe continuare a sostenere i mercati azionari, soprattutto se i dati sull’inflazione dovessero mostrare ulteriori segnali di moderazione. Dall’altro, le crescenti preoccupazioni riguardo alla crescita economica e l’incertezza legata alle tensioni commerciali internazionali potrebbero generare volatilità.

Un fattore cruciale da monitorare sarà l’evoluzione delle tensioni commerciali, in particolare quelle con l’Unione Europea. Le dichiarazioni di Powell riguardo alla natura “transitoria” dell’impatto dei dazi potrebbero essere messe alla prova se dovessero emergere segnali di escalation su questo fronte. Gli investitori dovrebbero prestare particolare attenzione ai titoli di aziende con significativa esposizione al commercio internazionale, che potrebbero risentire maggiormente di eventuali sviluppi negativi.

I prossimi dati economici, in particolare quelli relativi all’inflazione e al mercato del lavoro, saranno determinanti per confermare o smentire lo scenario delineato dalla Fed. Un’inflazione più persistente del previsto potrebbe costringere la banca centrale a rivedere le sue proiezioni sui tagli dei tassi, con potenziali ripercussioni negative sui mercati azionari.

I settori legati al consumo meritano un’attenzione particolare, alla luce dei dati deludenti sulle vendite al dettaglio. Se questo trend dovesse confermarsi, potremmo assistere a una rotazione verso settori più difensivi come utilities, beni di prima necessità e sanità. Al contrario, segnali di ripresa nei consumi potrebbero favorire i titoli ciclici e quelli legati alla discrezionalità dei consumatori.

Il settore immobiliare, che ha mostrato segnali di resilienza, potrebbe beneficiare di ulteriori indicazioni di stabilizzazione o miglioramento, soprattutto se le aspettative di tagli dei tassi dovessero rafforzarsi. Le azioni delle società di costruzione, dei fornitori di materiali da costruzione e delle agenzie immobiliari potrebbero quindi offrire opportunità interessanti.

In conclusione, la settimana appena trascorsa ha evidenziato un mercato in bilico tra segnali di ottimismo e crescenti incertezze. Per gli investitori azionari, sarà fondamentale adottare un approccio selettivo, privilegiando aziende con solidi fondamentali e capacità di navigare efficacemente in un contesto economico potenzialmente più complesso e volatile.

Cina

I principali indici del mercato azionario cinese hanno mostrato un andamento prevalentemente negativo, riflettendo un sentiment di mercato cauto e una mancanza di catalizzatori significativi. L’indice Shanghai Composite ha chiuso la settimana con una perdita dell’ 1,6% , scendendo a 3.364,83 punti. Questo calo è stato attribuito a prese di profitto da parte degli investitori e alla mancanza di nuove misure di stimolo economico da parte del governo cinese, nonostante l’annuncio di un piano speciale per incentivare i consumi, che però non ha fornito dettagli concreti.

Parallelamente, l’indice Shenzhen Component ha registrato una flessione più marcata, con un ribasso del 2,65% , chiudendo a 10.687 punti. La pressione sulle azioni tecnologiche e sui titoli legati all’innovazione ha contribuito a questo risultato, in un contesto di incertezza sulle prospettive di crescita globale e di aumento dei costi delle materie prime.

Anche l’indice Hang Seng di Hong Kong ha subito un calo, seppur più contenuto, chiudendo la settimana con una perdita dello 0,37% . Questo risultato riflette le preoccupazioni degli investitori per le tensioni geopolitiche e per l’impatto delle politiche monetarie globali sui mercati asiatici.

Nel complesso, la settimana ha evidenziato un mercato cinese in cerca di direzione, con gli investitori che hanno bilanciato le preoccupazioni macroeconomiche con le opportunità offerte da settori specifici.

SHANGHAI COMPOSITE INDEX :
CSI 300 INDEX :

La settimana dal 17 al 21 marzo 2025 ha visto il mercato azionario cinese reagire a una serie di dati economici migliori del previsto, che hanno dimostrato come l’economia cinese abbia iniziato l’anno con un andamento solido. L’indice Shanghai Composite ha registrato un incremento del 3,2% durante la settimana, chiudendo a 3.450 punti, mentre l’indice Shenzhen Component ha guadagnato il 4,1%, arrivando a 11.780 punti. L’Hang Seng di Hong Kong ha mostrato una performance più contenuta, con un aumento dell’1,8%, attestandosi a 18.950 punti.

Questi risultati positivi sono stati supportati dalla pubblicazione di dati economici incoraggianti. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 4,0% nel periodo gennaio-febbraio rispetto all’anno precedente, segnando il tasso di crescita più rapido da novembre. La produzione industriale è cresciuta del 5,9% su base annua nei primi due mesi dell’anno, rallentando rispetto all’espansione del 6,2% di dicembre, ma superando comunque le previsioni. Gli investimenti in immobilizzazioni, che includono investimenti immobiliari e infrastrutturali, sono aumentati del 4,1% nel periodo gennaio-febbraio su base annua, al di sopra delle aspettative e del ritmo del 3,2% di dicembre.

Particolarmente significativo è stato l’andamento del CSI 300, l’indice che traccia le 300 maggiori aziende quotate a Shanghai e Shenzhen, che ha registrato un incremento del 2,9% nella settimana, chiudendo a 3.850 punti. Il ChiNext Index, che rappresenta le aziende tecnologiche e innovative quotate a Shenzhen, ha sovraperformato gli altri indici con un guadagno del 5,3%, chiudendo a 2.380 punti, riflettendo un rinnovato ottimismo verso il settore tecnologico cinese.

Tuttavia, alcuni dati hanno segnalato aree di debolezza nell’economia. Gli investimenti nello sviluppo immobiliare sono diminuiti del 9,8% nei primi due mesi del 2025 su base annua, dopo essere scesi del 10,6% a dicembre, secondo l’ufficio statistico, indicando che il prolungato crollo immobiliare della Cina deve ancora toccare il fondo. Il tasso di disoccupazione urbana è salito al 5,4%, il livello più alto in due anni, come riportato da Reuters. Questi dati hanno limitato i guadagni dell’indice immobiliare CSI 300 Real Estate, che ha chiuso la settimana con un modesto incremento dello 0,8%, sottoperformando rispetto al mercato generale.

Il settore bancario, rappresentato dall’indice CSI 300 Banks, ha mostrato una buona tenuta con un aumento del 2,5% durante la settimana, beneficiando delle aspettative di un maggiore sostegno monetario da parte del governo. Il settore dei consumi, monitorato dall’indice CSI 300 Consumer Staples, ha registrato una performance eccezionale con un guadagno del a 4,7%, riflettendo l’ottimismo sulle priorità del governo per stimolare i consumi nel 2025.

Diverse società di intermediazione hanno aggiornato le loro previsioni sul prodotto interno lordo per la Cina a seguito della pubblicazione dei dati, riflettendo la fiducia che Pechino possa raggiungere i suoi obiettivi di crescita annuali nonostante il rischio di una guerra commerciale in escalation con gli Stati Uniti. Durante la riunione del Congresso Nazionale del Popolo all’inizio di marzo, la Cina ha promesso un maggiore sostegno fiscale e monetario per l’economia e ha dichiarato che il rilancio dei consumi era la priorità principale del governo per il 2025. Ha anche fissato un obiettivo di crescita economica di circa il 5% per il terzo anno consecutivo.

La volatilità è stata relativamente contenuta durante la settimana, con l’indice di volatilità CBOE China ETF che ha chiuso in calo del 8,2%, indicando una maggiore fiducia da parte degli investitori nelle prospettive di medio termine per il mercato azionario cinese.

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